La fagiolina del Trasimeno rappresenta un autentico gioiello della tradizione agricola e gastronomica umbra, un legume minuscolo dalla storia millenaria che ha rischiato di scomparire e che oggi viene riscoperto e valorizzato come simbolo di biodiversità e eccellenza alimentare. Questo piccolo fagiolo, con le sue origini antichissime, le peculiari caratteristiche e il profondo legame con il territorio lacustre perugino, racconta una storia affascinante di tradizione, abbandono e rinascita che merita di essere conosciuta e apprezzata.
Origini storiche e diffusione della Fagiolina del Lago
La fagiolina del lago Trasimeno è una varietà locale di fagiolo dall'occhio, scientificamente classificata come Vigna unguiculata. La specie è originaria dell'Africa e si diffuse in Italia già in epoca romana, come testimoniano le numerose citazioni di Plinio il Vecchio che la menziona come "phaseolus" nelle sue opere. La sua introduzione nei territori del lago Trasimeno risale addirittura all'epoca etrusca, intorno al 500 a.C., quando i commercianti etruschi individuarono in questa zona le condizioni pedoclimatiche ideali per la sua coltivazione.
Questo legume rappresenta una testimonianza vivente della storia agricola europea, essendo l'unica specie di fagiolo coltivata nel vecchio continente prima della scoperta dell'America. Con l'arrivo delle varietà americane, che si diffusero rapidamente grazie alla maggiore facilità di coltivazione e alla migliore resa produttiva, la fagiolina del Trasimeno iniziò un lento declino, pur mantenendo una sua nicchia di produzione nei terreni umidi che circondano il lago.
Per secoli, questo piccolo legume ha rappresentato una delle principali fonti proteiche nell'alimentazione delle popolazioni locali, svolgendo un ruolo fondamentale per il sostentamento delle comunità rurali umbre.
La sua importanza nella dieta quotidiana è rimasta immutata fino al secondo dopoguerra, quando era ancora molto diffusa negli orti familiari e rappresentava un elemento essenziale dell'alimentazione locale. Il valore nutritivo e la facilità di conservazione ne facevano una risorsa preziosa per le famiglie contadine, che potevano disporre così di un'importante fonte proteica durante tutto l'anno
La fagiolina del Trasimeno si distingue per le sue dimensioni estremamente ridotte rispetto agli altri legumi della stessa famiglia. I suoi semi minuscoli presentano una straordinaria varietà di colori e screziature, che spaziano dal crema al nero, con diverse tonalità di salmone e numerose gradazioni del marrone.
Questa diversità cromatica rappresenta una ricchezza genetica di inestimabile valore, frutto di secoli di selezione naturale e umana.
Oltre alla varietà policroma, esiste anche una variante monocromatica di colore crema, ugualmente apprezzata per le sue qualità organolettiche. Una delle caratteristiche distintive di alcune varietà di fagiolina è la presenza di un "occhio", una macchia scura che conferisce il nome alternativo di "fagiolo dall'occhio" a questo legume.
La buccia è particolarmente sottile, caratteristica che contribuisce alla sua delicatezza in cucina e alla facilità di cottura, permettendo preparazioni gastronomiche raffinate che esaltano il suo sapore intenso ma delicato.
A differenza di altri fagioli della famiglia Vigna, che vengono coltivati principalmente per la produzione di fagiolini freschi, la fagiolina del Trasimeno sviluppa rapidamente la fibra nel baccello, rendendola più adatta al consumo come legume secco.
Questa peculiarità ha influenzato l'evoluzione delle ricette tradizionali umbre, che hanno saputo valorizzare al meglio le caratteristiche di questo ingrediente autoctono.
La versatilità gastronomica della fagiolina del Trasimeno ne ha favorito l'utilizzo in numerose ricette della tradizione umbra, sia come protagonista assoluta sia come ingrediente di preparazioni più elaborate. Tradizionalmente, di questo legume si consumano sia i semi sia i baccelli freschi, questi ultimi chiamati "cornetti" nella terminologia locale.
Una delle preparazioni più semplici e autentiche prevede di lessare la fagiolina in acqua bollente salata, portandola quasi a cottura. Successivamente, si prepara un soffritto con olio extravergine di oliva umbro, aglio, cipolla, carota e sedano, a cui si aggiunge la fagiolina con parte della sua acqua di cottura. Dopo alcuni minuti di cottura, si regola di sale e pepe e, per chi ama i sapori più decisi, si può arricchire il piatto con del peperoncino. La preparazione va servita calda, con un generoso filo d'olio extravergine di oliva a crudo, che esalta il sapore delicato del legume.
La fagiolina si presta anche alla preparazione di zuppe, minestre e creme, spesso abbinate ad altri prodotti tipici del territorio umbro come cereali antichi, erbe aromatiche locali e verdure di stagione. La sua delicatezza la rende ideale per preparazioni che ne esaltino il sapore naturale, senza coprirlo con condimenti troppo elaborati o ingredienti dal gusto predominante.
I gourmet e gli chef contemporanei stanno riscoprendo questo prezioso legume, inserendolo in preparazioni innovative che ne valorizzano le caratteristiche organolettiche uniche. La fagiolina viene impiegata in insalate fredde estive, come base per hummus e creme spalmabili, nonché in abbinamento a cereali come il farro o l'orzo per piatti unici completi dal punto di vista nutrizionale. La sua buccia sottile permette cotture rapide e la rende particolarmente digeribile, caratteristica apprezzata anche nella ristorazione moderna attenta al benessere dei commensali.
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